venerdì 7 agosto 2015

Mamma e papà dal primo momento

Il grafico del consumo di bicarbonato a Verona grazie ad Irene
Test di gravidanza: ok. Esami del sangue/Beta HCG: ok. Prima ecografia: ok. Abbiamo visto il tuo cuore che batteva, forte. E in quel momento ci siamo resi davvero conto che eri con noi. Tutto stava procedendo benissimo. 

Quando nasce un bambino molti lo dimenticano, perché la gioia di oggi appanna i ricordi di ieri. Ma è da quei primi momenti che inizi ad essere genitore. Se, come la nostra, è stata una gravidanza "programmata", ma forse è meglio dire "voluta", la mamma ha già eliminato i cibi non sanissimi e ovviamente non ha più toccato una goccia di alcol (no, nemmeno bagnarsi le labbra). Papà ha iniziato ad avere ancora più premure per la mamma e guarda la sua pancia ogni giorno e si chiede: "ma quando inizierà a crescere?". La mamma, a quattro settimane, la guarda e dice: "è già cresciuta" (...). Entrambi abbiamo iniziato, insomma, a prenderci cura del nostro piccolo da subito.

Irene era negativa alla toxoplasmosi. Per questa ragione il consumo di bicarbonato nella provincia di Verona ha avuto un'importante impennata. Tutto lavatissimo, meccanismi industriali di lavaggio di frutta e insalata ad immersione totale (metti la pesca in un contenitore profondo e la tieni sott'acqua con una tazza da due chili e mezzo per svariate ore). La carne diventa così cotta che se hai la marmellata puoi usarla come fetta biscottata. Il salame da amico fraterno diventa il pericolo pubblico numero 1 e fare il suo nome è punito da 1 a 3 mesi di reclusione.
Ti sei lavato le mani?Sì, certo amore, un minuto fa.Sì ma hai toccato la maniglia del frigo, nel frigo c'è il prosciutto crudo, magari avevi contaminato la maniglia e ora sei infetto!Ok mi lavo le mani. Di nuovo. E per aprire il frigo indosso la tuta anti-radiazioni che ho nella sala sterilizzata del bunker antiatomico in giardino. Non si sa mai. 
Iperboli a parte, Irene è stata bravissima, attenta e davvero metodica nell'evitare qualsiasi pericolo per Leo. Non avendo un gattino non abbiamo nemmeno dovuto curarci della pulizia della lettiera. Però non sono mancati i momenti di panico (dai Irene, raccontiamolo!), tipo quando mangiando un mandarino ha sentito un granello di sabbia sotto i denti (panico, telefonate alle amiche medico e nutrizionista e analisi il giorno dopo). 

Sì, decisamente: è in quei giorni che abbiamo iniziato a diventare papà e mamma. A sentire responsabilità e preoccupazione. E a confrontarci con il tabù tre mesi: la maggior parte degli aborti spontanei avviene in questo periodo. In alcuni casi non puoi davvero far nulla, però puoi mettere in campo molte azioni preventive. Non sono un medico, vi racconto solo la nostra esperienza: Leo doveva "attaccarsi" bene, quindi Irene ha vissuto tre mesi senza troppi stress, e la sua paraplegia ha, paradossalmente, favorito l'assoluta "quiete" del suo utero. In auto occhio alle buche (e a quelli che rischiate di investire quando le evitate). 

Prima dei tre mesi lo abbiamo detto solo ai nostri familiari. E a pochissimi amici. Troppo grosso il rischio che qualcosa andasse storto, troppo il grosso il rischio che la gioia si trasformasse in dramma. Sì, ve lo dicono tutti: nessuna illusione, è presto, aspettate. Però, se fosse accaduto, per noi sarebbe stato un dramma. Perché? Perché, come dicevo, ci sentivamo già papà e mamma del piccolo Leo. Perché Leo non era un embrione ma era già nostro figlio. Se avevamo paura? Sì, molta. Pensavo spesso a Luca Toni, che per il mio lavoro alla radio dell'Hellas Verona vedevo ogni giorno: con sua moglie Marta hanno perso un bambino all'ottavo mese. Sì, avevamo paura.

Poi nausee (confessalo Irene, eri felice di vomitare perché ti sentivi "molto" incinta!), analisi, ecografie e dritti verso il nostro bellissimo percorso che aveva una data presunta di fine: il 21 giugno. Quel giorno Leo sarebbe nato! Quel giorno Leo sarebbe nato! Quel giorno Leo sarebbe nato! Chiaro?

P.s. Abbiamo fatto tant(issime)e ecografie. L'eco era il momento più atteso, era il nostro appuntamento fisso per vederti. Dopo la prima (di cui vi ho già raccontato) ti abbiamo spiato il 5 novembre e il 26. Alle 14.32 di quel giorno ti abbiamo visto per la prima volta in versione #LeoFagiolino. Si vedeva chiaramente (e finalmente) la forma di un bambino con la testona. Ti abbiamo visto dall'alto muovere le tue manine. E ovviamente ci siamo detti che ci stavi salutando. Ma non ci siamo sentiti "più" genitori di prima: ci sentivamo già il tuo papà e la tua mamma, tantissimo, in ogni attimo, dal primo momento.

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